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Domanda

Come deve considerare un cristiano il rapporto tra fede e ragione?

Risposta


Gli atei spesso rimproverano ai cristiani il concetto di fede e il ruolo che essa svolge nel sistema delle credenze di un cristiano. Per esempio, il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche scrisse: "Quando la fede viene così esaltata al di sopra di ogni altra cosa, ne consegue necessariamente che la ragione, la conoscenza e la paziente indagine devono essere screditate: la strada verso la verità diventa una strada proibita. Fede significa non voler sapere ciò che è vero" (L'Anticristo, 1888, § 52).

Nella stessa ottica, il filosofo ateo Peter Boghossian, nel suo libro A Manual for Creating Atheists, separa la fede dalla ragione, affermando che la fede è "fingere di sapere cose che non si sanno" e "credere senza prove" (Pitchstone Publishing, 2013, p. 23-24). Egli definisce la fede "un'epistemologia inaffidabile" e un "virus".

Sia Nietzsche che Boghossian sono errati nelle loro affermazioni sulla fede e sul suo rapporto con la ragione e la verità. Utilizzano una ridefinizione distorta della fede e affermano erroneamente che si tratta di un'epistemologia (un sistema o uno studio su come si acquisisce la conoscenza). La fede, correttamente definita, è la fiducia sviluppata attraverso l'acquisizione di informazioni preliminari. La ragione fa parte della formula utilizzata per raccogliere le informazioni e accettare o rifiutare la pretesa di verità.

Nelle Scritture, la ragione e la fede sono viste lavorare insieme in molti luoghi. Ad esempio, nel libro degli Atti, l'autore riporta per sei volte (Atti 17:2,17; 18:4, 19, 19:8, 9) che l'apostolo Paolo discuteva con i suoi interlocutori. Inoltre, in Atti 9:29, Paolo "discuteva" con i suoi avversari; in Atti 14:1, Paolo e Barnaba "parlarono in modo tale" che un gran numero di increduli si convertì; in Atti 17:3 l'apostolo sta "spiegando e dimostrando" (Nuova Riveduta); in Atti 18:5 sta "testimoniando " (Nuova Riveduta; [NdT: lo stesso termine, che significa "testimoniare solennemente"], è usato anche in Atti 20:21 e 28:23); in Atti 19:8, Paolo sta "persuadendo"; nel versetto 26 i suoi avversari ammettono che Paolo ha "persuaso" le persone; in Atti 20:2, dà "molte esortazioni"; e in Atti 28:23, l'apostolo sta "esponeva" e "cercava di persuaderli "."

L'uso della ragione e dell'argomentazione logica, come quella di Paolo, porta a uno dei due risultati: il rifiuto o l'accettazione; in quest'ultimo caso entra in gioco la fede.

Per quanto riguarda la fede, le definizioni che i filosofi atei usano sono estranee al vero significato biblico del termine. Nel Nuovo Testamento greco si usa la parola pistis, che è un sostantivo che deriva dal verbo peitho, che significa "essere persuaso". Secondo i migliori vocabolari greci, la parola tradotta "fede" significa "stato di credere sulla base dell'affidabilità di colui di cui ci si fida"; "fiducia, confidenza, ciò che suscita fiducia"; "affidabilità, fedeltà; attinente all'essere degno di fede o di fiducia". Lo stesso vale per il termine ebraico "fede" (ěměṯ), che denota "fermezza, affidabilità, costanza, durata e verità".

La fede è riassunta in Ebrei 11:1 in questo modo: "Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono". La fede si basa sulla "certezza" e sulla "dimostrazione", come nel caso di un marito che ha piena fede e fiducia nella moglie, anche se non è in grado di dimostrarla in modo empirico agli altri.

Alla fine, il modo corretto di vedere la ragione e la fede è capire che la fede è una fiducia data in risposta alla conoscenza acquisita, e che arrivare alla fede implica la ragione e l'impegno per la verità.

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