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Domanda: "Un uomo che non è sposato può essere diacono o anziano?"

Risposta:
I passaggi che delineano i requisiti di un anziano o di un diacono nella Chiesa sono: 1Timoteo 3:2 “Bisogna dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, assennato, prudente, ospitale, atto ad insegnare”; 1Timoteo 3:12: “I diaconi siano mariti di una sola moglie e governino bene i figli e le proprie famiglie”; Tito 1:6-7 “Ciascuno di loro sia irreprensibile, marito di una sola moglie, e abbia figli fedeli che non siano accusati di dissolutezza né insubordinati […]”. Alcuni hanno interpretato questi tre passi per suggerire che gli anziani e i diaconi devono essere sposati.

La questione non è lo stato civile dell’anziano o del diacono, ma la sua purezza morale e sessuale. Questa qualifica è in cima alla lista, perché è in quest’area che i leader sono più inclini a sbagliare. Alcuni prendono la qualifica di diacono che troviamo in 1Timoteo 3:12 “I diaconi siano mariti di una sola moglie” come se uno, per essere diacono, debba essere sposato. Non è questo il significato di “marito di una sola moglie”. In greco, l’espressione “marito di una sola moglie” significa letteralmente “uomo con una sola donna”. Per essere preso in considerazione per ricoprire una posizione di guida nella Chiesa, un uomo sposato deve essere devoto a sua moglie. Questo requisito riguarda la fedeltà nel matrimonio e la purezza sessuale. Non è un requisito di matrimonio. Se lo fosse, un uomo dovrebbe essere sposato e avere anche dei figli, perché la seconda parte di 1Timoteo 3:12 dice: “e governino bene i figli e le proprie famiglie”. Dovremmo intendere questo requisito come segue: Se un uomo è sposato, deve essere fedele a sua moglie. Se un uomo ha figli, deve dirigerli bene.

Alcuni pensano che questo requisito escluda dalla guida della Chiesa gli uomini non sposati. Ma se questo fosse stato l’intento di Paolo, lui stesso non si sarebbe qualificato (1Corinzi 7:8). Un “uomo con una sola donna” è un uomo totalmente devoto alla moglie, che mantiene una dedizione, un affetto e una purezza sessuale singolari, sia nei pensieri che nelle azioni. Violare questo principio significa perdere l’irreprensibilità e non essere più “irreprensibile” (Tito 1:6,7). L’apostolo Paolo elogia il celibato perché permette un servizio più fedele al Signore (1Corinzi 7:32-35). Paolo ha scritto in 1Corinzi 7:32 (La Parola è Vita) che “chi è celibe può impegnare il suo tempo nel lavoro per il Signore e darsi da fare per piacere a lui”: perché allora dovrebbe porre delle limitazioni agli uomini per quanto riguarda le posizioni di guida della Chiesa? Nei primi nove versetti di questo capitolo, Paolo stabilisce che sia il matrimonio che il celibato sono buoni e giusti davanti al Signore. Un anziano o un diacono può essere sposato o celibe, purché soddisfi i requisiti di santità indicati in 1Timoteo e Tito.

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