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Domanda

Se Gesù era Dio, perché in Giovanni 14:28 ha detto: "Il Padre è più grande di me"?

Risposta


Gesù disse: “Il Padre è più grande di me” (Giovanni 14:28) ai Suoi discepoli turbati la notte del Suo arresto. Gesù aveva annunciato la Sua imminente partenza e questo li aveva lasciati perplessi (Giovanni 13:33-38; 14:1; 16:16-18).

Gesù dice loro: “Avete udito che vi ho detto: 'Io me ne vado e tornerò a voi'. Se voi mi amaste, vi rallegrereste perché ho detto: 'Io vado al Padre'; poiché il Padre è più grande di me" (Giovanni 14:28). Quindi, se Lo avessero veramente amato, si sarebbero rallegrati del fatto che stesse andando al Padre. Gesù aveva già promesso che sarebbe andato a preparare un posto per loro nella casa del Padre (Giovanni 14:2). Aveva anche promesso che sarebbe tornato e li avrebbe portati con Sé per sempre (versetto 3). Questo avrebbe dovuto essere un motivo di gioia. Un altro motivo di gioia è che “il Padre è più grande di me” (versetto 28).

Giovanni 14:28 viene spesso estrapolato dal contesto per affermare che Gesù non è Dio: “Se Gesù è Dio”, dicono i critici, “come fa il Padre a essere più grande di Lui?” L'apostolo Giovanni, tuttavia, insiste sul fatto che Gesù è Dio (Giovanni 1:1, 18; 5:16-18; 10:30; 20:28). Giovanni insiste anche sul fatto che Gesù è stato obbediente al Padre (Giovanni 4:34; 5:19-30; 8:29; 12:48-49). Come risolvere questa difficoltà percepita? Gli ariani negano che Gesù sia pienamente Dio, mentre gli gnostici negano che Gesù sia pienamente umano. Entrambe le posizioni sono inaccettabili. Gesù è pienamente Dio e pienamente uomo. Che cosa intende allora Gesù quando dice: “Il Padre è più grande di me”?

In primo luogo, la dottrina dell'incarnazione insegna che Gesù "svuotò se stesso, prendendo la forma di servo, divenendo simile agli uomini; e, trovato nell'esteriore simile ad un uomo, abbassò se stesso, divenendo ubbidiente fino alla morte e alla morte di croce" (Filippesi 2:7-8). Così, “per un po' di tempo” (Ebrei 2:9), il Padre era più grande nella gloria. Il Padre era più grande perché non era soggetto al dolore, alla malattia e alla morte, mentre il Figlio lo era. Il Padre era più grande perché non viveva nella stanchezza, nella povertà e nell'umiliazione, come il Figlio. La “grandezza” di cui si parla in questo versetto si riferisce al ruolo, non all'essenza.

In secondo luogo, la dottrina della figliolanza eterna insegna che il Padre ha generato il Figlio. È una dottrina difficile da comprendere, ma la Bibbia afferma ripetutamente che Gesù non ha avuto un inizio (Giovanni 1:1; 17:5). In altre parole, non c'è mai stato un tempo in cui Gesù non fosse. Affermare il contrario significa cadere nell'eresia dell'arianesimo.

Gesù è sempre esistito: "In principio era il Verbo, e il Verbo era con Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio con Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di lui e senza di lui non è stata fatta alcuna cosa che sia stata fatta" (Giovanni 1:1-3).

In Giovanni 1:14, Giovanni scrive che “E la Parola si è fatta carne ed ha abitato fra di noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, come gloria dell'unigenito proceduto dal Padre, piena di grazia e di verità”. Gesù non ha smesso di essere Dio; ha semplicemente assunto carne umana, ma senza peccato (Ebrei 4:15). Questo è il momento più incredibile della storia! Il Figlio di Dio onnipotente, onnisciente e onnipresente ha assunto una natura umana e ha vissuto come uno di noi: era Dio e uomo allo stesso tempo.

Poiché Gesù ha sempre avuto un rapporto profondo e intimo con il Padre, i discepoli avrebbero dovuto rallegrarsi del ritorno del Figlio a casa (Giovanni 14:28). Gesù si sarebbe lasciato alle spalle tutti i dolori e le sofferenze di questo mondo e avrebbe riacquistato la gloria che aveva con il Padre prima della creazione del mondo (Giovanni 17:5). Se i discepoli Lo amavano, sarebbero stati felici per Lui. Ma il Suo ritorno a casa era anche a beneficio dei discepoli, perché, una volta in cielo, Gesù avrebbe mandato lo Spirito Santo promesso per stare con loro per sempre (Giovanni 14:15-31).

Dobbiamo lodare Dio per l'amore che esiste tra il Padre e il Figlio, un amore che si è manifestato pienamente quando Gesù ha sopportato la vergogna della croce per i nostri peccati (Ebrei 12:1-2).

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